Achille Parma nasce a Torre de’ Picenardi nel 1907 in una numerosa famiglia residente nel quartiere conosciuto come Torre d’Angiolini, i Parma ebbero una lunga tradizione come carrettieri e poi contadini, attività che anche Achille eserciterà poi per tutta la vita.
Sin da ragazzo il giovane mostra una spiccata manualità ed inventiva, soprattutto nella lavorazione del legno ma non solo ed inizia dall’età di circa 15 anni a realizzare i primi oggetti di sua produzione. Poco tempo dopo, in maniera del tutto autodidatta, passa a sperimentare la costruzione di strumenti musicali di liuteria, specializzandosi poi in quest’ultima attività che proseguirà per circa un quarantennio fino alla metà degli anni ‘60 del secolo scorso.
Una parte della sua cascinetta “ Ca’ del Frate” a fianco del vecchio macello, viene presto adibita a laboratorio, dove nelle ore libere dall’attività agricola Achille si dedica alla costruzione dei suoi strumenti; tutti gli attrezzi per la lavorazione vengono auto prodotti, fra cui un tornio a pedale ed i legni vengono conservati in una apposita zona del granaio poco distante per una corretta stagionatura. le varie essenze per gli intarsi da inserire negli strumenti provengono invece dagli scarti della lavorazione delle fisarmoniche prodotte allora a S. Giovanni in Croce e consegnate periodicamente da uno dei produttori. Altri piccoli accessori occorrenti vengono acquistati allo storico negozio Antonio Monzino e Figli di Milano, storica ditta meneghina di strumenti musicali e corde armoniche.
Anche le materie prime oltre ai legni sono in gran parte autoprodotte, comprese le colle, fatte sciogliendo la gomma delle camere d’aria delle biciclette in un paiolo di rame e mischiando poi il composto con altre sostanze. Identico procedimento anche per le vernici, le sagome, i modelli in carta, tutto nato dalla mente vulcanica dell’ormai conosciuto liutaio di Torre de’ Picenardi.
Ben presto il nome del costruttore di strumenti, principalmente ad arco e a pizzico, arriva a comprendere un’ampia gamma di creazioni quali violini, viole, violoncelli, ma anche chitarre, mandole, mandolini, oltre a strumenti più particolari come ad esempio il banjo. Per questa sua attività prende ben presto il soprannome dialettale di “Chitara”, con cui viene poi universalmente conosciuto Achille Parma; la sua produzione viene ben presto apprezzata oltre i confini locali e la cascinetta di Ca’ del Frate è periodicamente frequentata da appassionati e musicisti provenienti da varie province della Lombardia, dell’Emilia e del Veneto. La qualità degli strumenti diviene ben presto così apprezzata che Parma arriva a dover rifiutare diverse commesse non riuscendo a soddisfare la quantità di richieste. Viene richiesto ad un certo punto a anche a Verona per essere assunto da una importante ditta costruttrice di chitarra ma rifiuta e decide di rimanere a Torre de’ Picenardi. Dotato di spiccato senso pratico e orecchio musicale spazia oltre alla realizzazione dei suoi strumenti anche alla riparazione di pianoforti, harmonium e contrabbassi. Unica concessione di svago al lavoro dei campi e di liutaio la caccia, altra passione di famiglia dei Parma.
Fra i tanti assidui frequentatori del laboratorio, dove non tutti possono accedere e solo in determinati momenti della giornata, è spesso presente a volte con cadenza quasi settimanale, anche il noto musicista Gorni Kramer col padre “Gallo” Gorni. In occasione di una delle tante visite, dove i Kramer vengono accolti in casa sempre con una scodella di vino rosso, Parma fa visionare ai due musicisti vari suoi strumenti fra cui un violoncello che viene quindi acquisito dai due conosciuti musicisti mantovani.
Nel tempo diversi musicisti originari e residenti nel casalasco cremonese utilizzano regolarmente strumenti firmati Achille Parma, come Delio Chittò del Duo di Piadena, che utilizza un mandolino durante tutta la carriera, ma anche Sergio Lodi del Gruppo Padano di Piadena. In inverno non manca mai la partecipazione alle tradizionali “mascherate” di carnevale, dove era uso girare nei paesi del circondario per divertirsi nei paesi con suoni e canti, insieme ad alcuni amici musicisti come Arnaldo Musoni, Pietro Chittò (padre di Delio), a volte Stelio Tabaglio accompagnandoli, grazie al suo spiccato orecchio musicale, pur non essendo propriamente musicista.
Achille Parma, rimasto celibe, con l’avanzare dell’età diminuisce progressivamente la produzione di strumenti finché la salute lo permette, attività che termina alla metà degli anni ’60; viene a mancare nell’anno 1978 dopo una vita dedicata alla passione per la musica e la liuteria.